Nuovo prodotto
LA NOIA PROFONDA E’ COME NEBBIA CHE ACCOMUNA TUTTE LE COSE IN UNA STRANA INDIFFERENZA
Heidegger
2 Articolo Articoli
Attenzione: Ultimi articoli in magazzino!
Disponibile dal:
Io penetro nella penombra se non al cuore delle tenebre dell’immaginario.
E’un suono sudato, che corre sotto le vene pulsanti. E’fiato sospeso quando socchiudi gli occhi. E’apatia di un infinito imposto, segnato; impotenza di vivere. Libera espressione di disgusto e gioia nel provarne godimento.
Non si guarda, non si legge, non si lavora. Tutto è perfettamente aggrappato nelle incrostazioni del nostro più oscuro sentimento.
E’una polvere filamentosa che soffiando s’infiamma; una ruggine nera che morde, corrode uno strato solo per attaccarsi… ma che, formandosi, ti protegge.
La noia nera custodisce perché generata in solitudine e con la solitudine ti fa scudo ferroso contro la mediocrità che è dietro la porta del quotidiano.
E’intriso di noia nera chi è capace di scavare nel suo interno per trovarla e farla divenire un dono.
Anche la noia nera, rendendoti socchiuso, ti proietta in un’altra dimensione, lontana da ogni contaminazione
banale e certa.
Non c’è certezza nella noia nera, poiché essa su te stesso si sperimenta, diventando parte, crosta, corteccia del tuo bosco più sommerso… un flauto solo nella nebbia del tuo io.
“demoniaco è il vuoto, e la noia è da intendersi come un nulla che compenetra l’intera realtà”.
“coloro che si annoiano, sono i prescelti, la nobiltà!.”
“sono qualcosa di piùdi una lusinga per uomini stanchi”.
La noia presuppone un momento di riflessione su sé stessi, di contemplazione della propria posizione del mondo, e questo richiede tempo, un bene che scarseggia.
Ciò che è noioso non annulla l’uomo ma lo feconda in una linea orizzontale della vita intera: abbandonarsi all’orizzontale mortale in vita, lontano dalle nature inferiori.
La noia è un bisogno che costringe l’uomo a lavorare su sé stesso e sulla sua esistenza, non su di una superfcie levigata ma nelle pause dei bisogni, dove è forte il gioco del tedio, desiderio misero che scava nel tesoro lineare dell’eternità per diventare gioia profonda e circolare.
Abituarsi all’eccitamento del prendere. Agire alla calma annoiata delle associazioni e liberarsi dalle accuse di essere vuoti, irrompendo bruscamente nella libido, dove l’impossibile muta nel possibile, generando dall’insonnia notturna, con uno stimolo monotono prodotto dal suono psicotico del mare materico del mondo esterno.
E la percezione esterna sottrae il comportamento, chiamando odori di linfa in vaniglia; e connessa a Vetyver e alla complessità di un Patchouly di Sumatra, di Singapore e del Borneo, abbattono il muro dell’iperattivo in cui il tempo vuoto si configura come un orizzonte di possibilità.
Non si tratta più di far passare il tempo, ma accettare il suo passaggio inesorabile.
La nebbia del perduto vivendo s’infittisce nel cuore, nel bosco incantato dei legni di cedro, sul tappeto umido dell’Eliotropio, amante di quella solitudine che fa tenere gli occhi socchiusi.
Nell’infinita materia del tempo perduto e ritrovato, fermenta la ragione elevata del vuoto nel vuoto, con la storia di un Mirto, che nasce come la materia da un terreno povero, innalzandosi e abbracciandosi alla lavanda, tratteggiando una strada retta nella trasgressione, nera fonte principale della ricerca dell’appagamento.
Lo spirito della vita ha sete del nuovo, del mutar continuo, occupando l’intero spazio dell’anima, come una nebbia, come sonno che impedisce un movimento, ubriacando per non essere niente ed essere qualcuno, nel suono continuo di una ultrapotenza.
Perché, col suo orizzontale linguaggio, ennui_noir vuol manifestare il modo in cui stanno le cose riguardo a noi.
Le note di testa sono Lavanda e Mirto; le note di cuore sono Cedro e Eliotropio; le note di base sono Patchouli, Vaniglia e Vetiver.